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martedì 16 marzo 2010

NEONATO MORTO.. INDAGATI NOVE MEDICI

Neonato morto in reparto Nove medici indagati

IL CASO. Sono in tutto dieci i sanitari (c'è anche un'ostetrica) sotto inchiesta per l'ipotesi di omicidio colposo
La mamma si presenta al pronto soccorso con una situazione critica ed è operata. Il bimbo era esanime fin quasi da subito
  • 27/01/2009
Zoom Foto

Un neonato è seguito da un sanitario del San Bortolo

Quando la mamma di Rahman si presenta al pronto soccorso domenica 18 gennaio, perché le pare di non sentirlo più nel pancione, sono le 18.20. Tre giorni prima le avevano fatto l'ecografia e tutto era in ordine. Il medico del San Bortolo misura il battito fetale e il riscontro è drammatico: 50 pulsazioni al secondo, quando la normalità dovrebbe essere compresa tra 100 e 140. Viene subito avvertita l'ostetricia ed è approntata la sala per eseguire il taglio cesareo.
Nell'arco di venti minuti l'intervento è eseguito e Rahman, figlio di una coppia di bangaldesi che vive in città in via dei Mille, nasce. Le sue condizioni, però, sono tragiche. Il cosiddetto indice di Apgar, che misura il benessere del neonato alla nascita, è inferiore a "2" al primo minuto. Il bimbo è trasferito in neonatologia e vive per due giorni solo grazie al respiratore. Le funzioni vitali sono sempre rimaste al minimo.
DIECI GLI INDAGATI. Il padre Hassan Mahmoud di 36 anni sconvolto dall'epilogo presenta un esposto alla magistratura per capire che cos'è successo e il sostituto procuratore Giorgio Falcone apre un'inchiesta. A sconvolgere l'immigrato, che si è rivolto all'avv. Paolo Mele junior per la tutela, è la circostanza che giovedì 15 gennaio la moglie si era sottoposta a un'ecografia e il tracciato era in apparenza regolare.
La gravidanza giunta ormai alla fase terminale pareva senza problemi. Poi il tracollo finale. In seguito all'esposto del genitore il magistrato ha deciso di mettere sotto inchiesta tutti e dieci i sanitari che si sono occupati della purpera e del bimbo a partire dal 15 gennaio. L'ipotesi è l'omicidio colposo. Si tratta di tre ginecologi, sei pediatri neonatologi e un'ostetrica. Pertanto, ieri il magistrato ha firmato gli avvisi di garanzia nei confronti del ginecologo Pietro Indiati, esterno all'ospedale e seguiva la madre, difeso dall'avv. Alessandra De Pretto; quindi i colleghi Paola Pozzo, che ha eseguito il cesareo e Michela Marchesini, assistita dall'avv. Fernando Cogolato. Indagati anche l'ostetrica Roberta Sagazio, presente al momento del parto e i neonatologi Cristina Panizzolo, Rosanna Golin, Luca Vecchiato, Alessandra Crison, Virginia Carlini e Silvia Nicolussi, tutti difesi dall'avv. Pierluigi Vinci.
AUTOPSIA. La strategia investigativa del pm Falcone è quella di analizzare la posizione dei singoli medici che hanno avuto a che fare con la purpera e consentire loro di nominare propri consulenti medici questo pomeriggio da affiancare alla prof. Zaglia dell'Università di Verona che sarà incaricata di eseguire l'autopsia.
Come si ripete in queste occasioni, l'informazione di garanzia ha proprio il valore di garantire le persone sotto inchiesta di fronte a un esame che se compiuto senza le garanzie di legge, cioè senza indagarli, potrebbe coinvolgerli senza un'adeguata protezione legale in un'eventuale successiva fase processuale.
REPARTI. I proff. Sposetti, primario di ostetricia-ginecologia, e Colleselli di pediatria-neonatologia, sono tranquilli sull'operato coscienzioso dei loro medici. Se le indagini servono per fare luce sulle vicende portate all'attenzione della magistratura, nella tragedia di Rahman i sanitari sostengono che l'operato dei sanitari è stato professionale.
Nulla è stato sottovalutato e quando la puerpera è giunta all'ospedale la situazione era compromessa. L'autopsia, comunque, servirà a rispondere alla classica domanda sulle cause e i mezzi del decesso per comprendere se qualche medico ha sbagliato.
Ivano Tolettini

Ivano Tolettini


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