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giovedì 21 gennaio 2010

Partorisce bimbo morto, era stata dimessa dall'ospedale San Carlo

Partorisce bimbo morto, era stata
dimessa dall'ospedale San Carlo

Il marito denuncia la clinica per omicidio colposo. La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta

MILANO - Un egiziano di 34 anni ha denunciato l'ospedale San Carlo di Milano per omicidio colposo dopo che sua moglie ha partorito domenica scorsa un bimbo già morto. A confermarlo è lo stesso ospedale, che ha già avviato un'indagine interna ma che sottolinea di non essere ancora stato contattato dall'autorità giudiziaria. Secondo una prima ricostruzione del San Carlo la donna, un'egiziana di 36 anni, si era presentata venerdì 8 gennaio al pronto soccorso dell'ospedale con dolori addominali e perdite, che i medici hanno definito «problemi legati alla gravidanza, anche se non era stato rilevato nulla di particolare». Due giorni dopo si sono rotte le acque e la donna è tornata presso l'ospedale per far nascere il bambino. È stato indotto il parto, ma il bimbo è nato morto. «Attualmente - conclude il San Carlo - la donna si trova ancora ricoverata presso la nostra struttura e lo sarà fino a domani, ed è già seguita con un supporto psicologico».

IL PRIMARIO: ERA TUTTO A POSTO - «Non si è trattato di un caso di malasanità - spiega Mauro Buscaglia, primario di ostetricia e ginecologia del San Carlo - ma di un caso sanitario con evoluzione negativa. Purtroppo non tutto può andare nel migliore dei modi». Il medico ha riportato che la donna aveva già avuto due figli, e si trovava alla sua terza gravidanza. La gestazione - aggiunge - «si stava svolgendo in modo assolutamente normale si era presentata nel nostro pronto soccorso la prima volta per la presenza di contrazioni uterine e il medico di guardia aveva stabilito che non si trattava di un travaglio attivo», non era cioè ancora il momento di partorire. «Sono stati fatti tutti gli accertamenti, è stata controllata anche la flussimetria del cordone ombelicale», un esame cioè che controlla se il sangue, i nutrimenti e l'ossigeno arrivano correttamente al feto. Inoltre, prosegue Buscaglia, il liquido amniotico era nella norma, e il bimbo si presentava nella posizione corretta. Per questo «era stata rimandata a casa, con l'indicazione di ripresentarsi quando le contrazioni si fossero fatte più forti».

IL CORDONE «STROZZATO» - Due giorni dopo la donna è tornata in ospedale perché diceva di non sentire più muoversi il feto; le è stato allora indotto il parto, ed è stata seguita la procedura per un parto vaginale (e non un taglio cesareo, come era emerso in un primo momento). «La placenta era assolutamente normale - spiega Buscaglia - ma da un suo punto partiva una specie di filo di membrana amniotica, che ha strozzato il cordone. Sicuramente è stata questa la causa del decesso. È un'evenienza tragicamente rara, ma purtroppo può succedere. È comunque un'evenienza che sicuramente non è legata a un errore medico». Questo «filo» che strozzava il cordone, conclude il primario, non è assolutamente distinguibile con l'ecografia, e quindi anche con gli esami del pronto soccorso era impossibile accorgersi del problema.

INCHIESTA - Sulla vicenda, la procura di Milano ha aperto un'inchiesta. Il fascicolo d'indagine, al momento a carico di ignoti, è stato aperto dal pm Giovanna Cavalleri, che sta valutando anche la qualificazione giuridica del reato da contestare.


12 gennaio 2010

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